Lucio - Un tresor d'autrefois
Lucio – Un trésor d’autrefois
Di Eduardo Rodà
In occasione del lancio del film “
Lucio Un trésor
d’autrefois ”, pubblico su questo mio blog, con un post
arricchito. quest’articolo già apparso su XXI secolo. In questo mese di
novembre, di rientro culturale già ricco d’avvenimenti, sotto l’auspicio della
Dante Alighieri di Montréal e del Com.it.es, si terrà al Centro Leonardo da
Vinci, mercoledi 13 novembre alle ore 19h00, la proiezione di questo film. Seguirà un dibattito aperto al pubblico,
moderatrice della serata la signora Giovanna Giordano, presidente del comites,
inoltre, parteciperanno all’incontro: il regista del film” Lucio “ Rocco
Simone, il protagonista principale Lucio Visconti ed Eduardo Rodà, che
interverranno rispondendo alle domande dei presenti.
Il film che
originariamente era stato presentato sotto il titolo in italiano: “ L’uomo che
poliva in cravatta”, questa nuova versione sarà
in francese con sottotitoli “ Lucio Un trésor
d’autrefois”. Adattata
ad un pubblico televisivo e festivaliero, la versione odierna è stata ridotta in durata, seguiranno a breve una versione in italiano e in inglese, idealmente
per raggiungere un mercato e un pubblico più
vasto.
Rocco Simone e il suo film – “L’uomo che poliva in cravatta” .
Di Eduardo Rodà
Rocco Simone è nato a Montréal, il 7 maggio del 1972, da genitori italiani. Ha
studiato al Vanier College, conseguendo un D.E.C. in Musica nel ’92. Gli studi universitari sono proseguiti
alla McGill University, dapprima con un Bachelor in Musica nel ’96 e poi, con un Bachelor in Educazione nel ’01.
Giovane talentuoso
ed ottimo insegnante, presta da molti anni, con successo, la sua attività pedagogica
musicale, nella scuola primaria montrealese, East Hill.
Incontro
Ho incontrato
Rocco Simone, nel bel mezzo dell’estate e delle vacanze, dopo i saluti
convenzionali, siamo entrati nel merito ed abbiamo parlato di quello che più lo
aveva accaparrato, letteralmente, nel corso degli ultimi tre anni: la nascita
della primogenita Jasmine, naturalmente, e il
cinema.
Confesso, che la
sorpresa è stata enorme, nel saperLo impegnato in questa avventura, ma contemporaneamente
mi confermava ancora una volta, la sensibilità di Simone, verso la creatività
artistica in generale.
Dalla
conversazione sono scaturite delle riflessioni, eccone alcune:
E.R. - Rocco, tu
non sei un cineasta di formazione, come ti è venuto in mente di fare un film e
perchè?
R.S. - Non ho alcuna esperienza in cinematografia .
Ho cercato di documentare un modo
di vivere che stà scomparendo dalla nostra vita quotidiana. Nel tempo di rapidi
cambiamenti e sovraconsumi, il mondo di Lucio è una testimonianza di valori
umani senza tempo.
La semplicità e l’interesse di
vivere il momento. La compassione verso gli altri è rimanere veri a se stessi,
questo è stato, quello che mi ha attratto verso Lucio, ed eventualmente,
condividere con gli altri, il suo modo, tramite il film.
Ho speso abbastanza tempo a provare di vendere l’idea a registi, mà
senza successo. Ho capito, che la sua storia era molto
importante per passare inosservata e di conseguenza ho deciso di tuffarmi
dentro questo lungo progetto di tre anni.
E.R. - Fare un
film è difficile a Montréal, con quali fondi?
R.S. – Il
film è stato interamente auto-finanziato
con un budget veramente basso.
E.R. – Puoi dirmi
qualcosa del tuo lavoro sul set del film, hai usato uno storyboard?
R.S. – Ho
iniziato a scrivere su Lucio tanto tempo prima di pensare a un film.
Lo
visitavo regolarmente nel suo
negozio e scrivevo sui miei incontri. Sono
stato affascinato dalla sua relazione con le persone di ogni ceto. Ben presto
realizzando che il negozio era cruciale per la sua unica sopravvivenza. Il
negozio non era un successo come
affare, mà, critico nelle vite delle persone che lo visitavano quotidianamente.
Dopo due anni spesi per costruire un’amicizia con Lucio e scrivere un diario
dei nostri incontri, ho deciso di guardare alla possibilità di fare un film. Senza alcuna esperienza, ho deciso di lanciare
l’idea a qualche persona nel cinema mà questo non ha funzionato. Il mio passo successivo è stato quello
d’iniziare a disegnare una storyboard. Ho cercato di mantenerla vaga ma nello
stesso tempo a tirarne fuori certe emozioni alla maniera di Lucio. Ho dovuto
guardare il mio diario e
concentrarmi sù certe routines, persone, fatti e farli sviluppare mentre la
camera era in funzione.
E.R.- La scelta
della musica per il film?
R.S.- Lucio è un paradosso, lui è
canadese, italiano di nascita, ha
un grande rispetto per la sua patria e la sua cultura, però passa veramente
poco tempo intorno a questo, qui a Montréal.
Volevo che la musica riflettesse
queste due polarità. La musica folk italiana del suo paese d’origine Riccia,
per dipingere la formazione dei suoi primi anni di vita e che tale rimase in
lui fino oggi, una malinconica colonna sonora della sua realtà presente. Pur
essendo io un compositore di
musica, ho cercato di mettermi da parte è lasciare a qualcuno di comporre e
interpretare Lucio dall’esteriore. Qualcuno che non fosse stato presente durante
le visite e il tournage, qualcuno dal di fuori.
E.R.- Che tipo
di rapporto hai avuto con il montatore del film?
R.S. – Alla fine di questo film Carlo
Ghioni è diventato un buon amico. Abbiamo speso mesi per il montaggio del film
e mi ha insegnato tanto, sul modo di fare cinema. Sebbene lui sapesse che io
ero nuovo in questo genere, non ha mai permesso che questo fosse d’impedimento
al potenziale del film.
Gli sarò sempre grato per la sua
pazienza.
E.R. – Quale è il tuo prossimo progetto?
R.S. – Il
mio progetto costante è la mia
musica. Ogni giorno compongo; anche quando lavoravo a L’uomo che poliva in
cravatta, la musica era stata
sempre una costante. Tuttavia stò già lavorando
su di un nuovo progetto di film
centrato sulla musica. Un documentario che ritrarrà l’energia ritualistica,
condivisa, da qualsiasi cultura intorno al mondo.
E.R. – Grazie
Rocco Simone, tanto successo al film e buon lavoro,
(Intervista, tradotta dall’inglese
da Domenica Rodà)
Martin Gagnon, Rocco Simone, Marco Mammarella e Lucio Visconti
L’UOMO CHE POLIVA
IN CRAVATTA
Realizzazione,
scenario e produzione : Rocco
Simone
Personaggio
principale : Lucio Visconti
Camera:
Martin Gagnon, camera supplementare : Rocco Simone e Carlito Ghioni. Montaggio
: Carlo Ghioni. Musica originale Pascual Vasquez.
Presa
diretta del suono : Marco Mammarella.
75
minuti. Italiano/francese. Sottotitoli in francese. Canada 2011
La
trama del film è originale.
Lucio
è il personaggio principale e
tutto ruota intorno alla sua figura. I luoghi dove si svolgeranno le azioni,
sono le varie zone del negozio
d’antichità, del quale, Lucio è il proprietario.
Il basso di questo
particolare negozio è una vera caverna, deposito caotico, di vari oggetti,
accatastati in perfetto disordine. Ogni qualvolta i clienti saranno pronti a
valorizzarne qualcosa, li porteranno inevitabilmente alla luce ed a nuova vita.
Fin dall’apertura
del negozio, Lucio ha saputo soddisfare una clientela in cerca di mobili e
accessori antichi, dai prezzi accessibili. Il restauro dei mobili e la sua
pulitura, spesso, si facevano davanti al negozio e in cravatta, ecco che da
questo, prende spunto il titolo del film.
Un forte tessuto
di rapporti umani, s’instaura negli anni, essenziale e vitale per la
sopravvivenza di Lucio. La crisi della famiglia tradizionale, ben presente fino
allora nella vita del quartiere, avrà
come conseguenza, la diminuizione dei bambini, la definitiva chiusura
delle scuole e la morte di tante
attività commerciali, fra le altre anche quella di Lucio.
Articoli diversi
del negozio d’antichità “ Trésor d’Autrefois” di Lucio Visconti
Selezione di monologhi, tratti dal film :
…….{ quando ho aperto il mio negozio è stato per
aiutare gli studenti, vendendo loro dell’antichità accessibile }……. (Lucio).
….{ Oggi, gli alunni non sono più là, il
quartiere è morto, senza famiglie, tutto muore }……..(Lucio).
……..{ Questa è la giornata nella vita di un
antiquario: Mi preparo per chiudere, mi prenderà dai 15 ai 20 minuti per
entrare la roba fuori e sistemarla, ogni cosa al suo posto, ogni volta
l’avventura è fare entrare dentro, la montagna fuori. Questo è stato per anni,
il mio condizionamento fisico. }………(Lucio).
……..{ Guarda, lui è riuscito a organizzare il
caos }……..(Una signora).
……...{ Questa boutique, sarebbe piaciuta a
Picasso, Dalì e Margurite, parlando di situazioni artistiche }……..( Massimo Olivetti).
…….{ Diventerò pittore e viaggiatore, nella
libertà senza legami } ……..(Lucio).
Lucio Visconti
Lucio Visconti
Eduardo
Rodà proscenio170@gmail.com
Lucio personaggio senza tempo, un’anti eroe moderno.
(Una breve riflessione)
Eduardo Rodà
Per capire fino in fondo la
persona che si cela dietro il nome Lucio, bisogna risalire indietro nel tempo,
prima ancora di essere insegnante di francese e di risorse per oltre 30 anni,
Lucio proveniente dall΄Italia porta con se un bagaglio di conoscenze, d΄esperienze
di vita relative all΄Italia e alle memorie del tempo, tramandate oralmente,
come è costume nella nostra civiltà.
Negli anni dedicati all΄insegnamento,
qui a Montréal, le sue
competenze pedagogiche sono al servizio di quegli alunni più bisognosi.
Una volta in pensione Lucio,
decide d΄aprire un negozio d΄antiquariato dal nome simbolico : ( trésor d’
autrefois) tesori di una volta.
Il suo negozio era situato nell΄alto Sant-Denis, in un
quartiere particolarmente popolare, lontano dalla Strada Nôtre Dame, dove i negozi d΄antiquariato servono una
clientela più raffinata,
fatta soprattutto da turisti americani, i quali compreranno tutto quello che
era disponibile all΄epoca, facendo emigrare negli USA il ricco patrimonio culturale del Québec, risalente fino agli inizii
dell’800.
Anni dopo, il governo del Québec, cercherà di porre rimedio a tale
dissanguamento, cercando di comprare dagli americani, i pezzi piu`
significativi, per poi metterli nei musei della provincia.
Ritornando a Lucio ed al suo
negozio, Lui per anni serve una
clientela più povera, fatta
principalmente di giovani coppie e famiglie con bambini, studenti, che troveranno
in questo antiquariato, quegli oggetti di cui hanno bisogno a prezzi accessibili, ma anche un uomo
eccezionale, disponibile, caritatevole, qualità delle quali qualsiasi altro commerciante, non si freggerà volentieri, poiché gli affari sono affari. Molti dei clienti sono degli abitudinari, che ritorneranno spesso al
negozio, tutto un intreccio di
relazioni personali, si tesseranno in questo luogo e per molti anni.
Naturalmente una delle persone
che inizierà quasi da subito a frequentare i luoghi, sarà:
Rocco Simone, il regista del film, una volta scoperto il luogo, quasi per caso,
sempre più incuriosito dal personaggio, aumenterà le frequenze, fino ad
arrivare alle visite quotidiane.
Deciso di capire, osserva le abitudini di lavoro
di Lucio in relazione anche agli individui che incontra, inizia a tenere un
diario, che involontariamente diventerà un po’ la storia del film in grandi
linee; in un momento in cui la vita del quartiere si è trasformata e che i
clienti non saranno più all’appuntamento come una volta, una crisi economica si
profila per il negozio, quando Martin, un giovane signore, anche lui, amante
dell’antiquariato, farà la sua apparizione, proporrà nuove strategie per rilanciare
l’attività del negozio, senza risultati apparenti.
Lucio non sarà interessato, poiché per Lui è
tradire quelle verità che sono state le linee guida della sua vita. Qui si
sviluppa tutta una tematica attuale, dove il passaggio di valori da una
generazione all’altra diventa sempre più difficile. La vita quotidiana dettata
dalle mode, incide in modo evidente sulle scelte degli individui, che molto
spesso tradendo le buone intenzioni personali si appiattiscono in un
conformismo alla moda. Oggi tutti siamo degli eroi pubblici, per almeno
quindici minuti della nostra vita, tutti parliamo, ma non ci sarà nessuno ad
ascoltare.
Lucio ha agito nella vita, non da protagonista,
sono gli altri i protagonisti reali.
Lucio lontano da tutto questo, sarà fino alla
fine un tesoro unico d’altri tempi, Rocco Simone, da spettatore attentivo e
particolarmente sensibile è stato pronto a cogliere fissandone in immagini, dei
momenti di vita intensi, regalandoci in eredità questa bella pagina di vita.
LETTURE
Un libro interessante di Giacomo Palumbo
Don Pasquale
Giacomo Palumbo
Don Pasquale est une quête et une enquête, celle d’une
identité à retrouver à travers l’itinéraire d’un arrière-grand-
père parti d’Italie du Sud et arrivé en Algérie en 1887. La
prose est serrée, brûlante, lyrique et l’on entend entre les
lignes, le chant des regrets, avec une juste dose
d’humanité. Le protagoniste est notre frère humain en
bonne et mauvaise fortune qui acquiert une force tragique,
car il incarne un courage de vivre et de rester fidèle à des
idéaux qui nous interpellent.
«Giacomo Palumbo fait partie de ces écrivains prometteurs que
l’on reconnaît à l’aveugle. Il a une cadence, des tics, un style, car
il procède par touches précises comme il le faisait dans ses
tableaux, sans s’interdire d’utiliser une prose vibrante, qui
s’ouvre, se propage, s’entoure d’adjectifs et d’adverbes en
assurant ainsi la texture, la couleur, l’originalité.»
J.C. Roehrig
Giacomo Palumbo est né en 1939 à Philippeville en Algérie.
Baccalauréat en main, il entame des études artistiques à l’École
d’Architecture et des Beaux Arts d’Alger. De 1960 à 1965, il poursuit
ses études artistiques à Paris où il obtient un Diplôme Supérieur de
Dessin et d’Arts Plastiques. Il s’ installe à Montréal en 1965 et
entreprend une carrière d’artiste peintre, graveur et sculpteur. Ses
oeuvres, exposées dans le monde entier, font partie de différentes
collections privées et publiques. Il est inscrit dans le Who’s Who in
International Art et le Who’s Who in American Art.
Giacomo Palumbo partage sa vie entre la Provence et le Québec.
Depuis quelques années, l’artiste se laisse rattraper par l’écriture. Il
publie un premier roman : Un Iguane en hiver. Son oeuvre littéraire
se prolongera par des récits sur l’exode des Pieds-Noirs après la
guerre d’Algérie.
L’Harmattan
Contact pour la promotion de cet ouvrage : Marie-Anne Meunier
Ligne directe : 01 43 29 71 15 / Courriel : marie-anne.meunier@harmattan.fr
1/2
Promotion
5, rue basse des Carmes - 75005 PARIS
Tél. : 01 43 29 71 15
ISBN : 978-2-343-01463-0, 211 pp. •21 €
Éditions – Diffusion :
5-7, rue de l’École-polytechnique – 75005 Paris
Comptoir et renseignement librairies :
Tél. : 01 40 46 79 20 / Fax : 01 43 25 82 03
Manuscrits et fabrication :
Tél. 01 40 46 79 14 / Fax : 01 43 29 86 20
Direction commerciale : Tél. 01 40 46 79 21
…Extrait…
Résine, Province de Naples, le 20 juin 1887.
Pasquale est court de taille. Qu’importe. Le roi Victor Emmanuel II n’était-il pas
plus petit que Marie Adélaïde son épouse qui lui donna huit enfants ? Cela ne
l’empêcha pas d’avoir une relation intense avec une certaine Laura Bon. Sans évoquer
en outre une certaine Rosa Teresa. Ainsi, il ressemble à ce monarque qui aurait été
d’origine populaire. Comme lui. On raconte qu’il fut désigné pour remplacer le vrai
fils de Charles-Albert, mort au berceau lors d’un incendie. On ajoute que son vrai
père était un boucher nommé Tanaca qui tenait boutique via Senese 16, en dehors de la
Porta Romana, sous le Poggio impérial à Turin. On l’a même surnommé pour sa
courtoisie envers l’ennemi :
« le Roi Galant Homme ». Et comme en Italie on est toujours en plein opéra, on a
applaudi son passage aux clameurs de « E vivva V.E.R.D.I. » Victor Emmanuel Roi Des
Italiens.
Il est plus petit qu’Alicia. Et comme le roi d’Italie, Pasquale est gratifié d’une
magnifique paire de moustaches. Le sommet de son crâne effleure à peine la joue de sa
maîtresse. Qu’importe. Il se dresse tel un jeune coq sur ses ergots pour ne pas
perdre un centimètre de sa taille. Il lisse ses bacchantes, plaque un accroche-coeur
sur son front. Bref, c’est un homme. Blond aux yeux bleus. C’est rare en Italie du
Sud. Cela se remarque, et elle l’a remarqué. Ce qu’elle aime par-dessus tout, c’est
son allure d’homme enfant. Elle s’est trouvée sur son chemin souvent le soir à la
fermeture du salon de coiffure où il travaille. Jusqu’au soir, où elle s’est arrêtée
sur le pas de la porte. Pasquale, s’apercevant de son manège, fouille dans ses poches
pour y trouver deux sous de courage qui lui permettraient d’aborder cette élégante
dont l’allure autorise toutes les audaces. Après avoir quitté sa blouse blanche de
barbier, il met sa veste, son chapeau et se dirige vers elle. Il soulève son
Borsalino, racle sa gorge et lui demande d’une voix débonnaire :
— C’est pour la barbe ou les cheveux ?
Interloquée, Alicia ne sait quoi répondre. La malice piquetant les yeux bleus de
Pasquale l’amuse. Il poursuit :
— Parce que si c’est pour la barbe, je constate que c’est inutile. Pour ce qui est
des cheveux, votre chignon, madame est un merveilleux ornement, et ce serait
sacrilège que d’apporter la moindre retouche à ce chef-d’oeuvre. Cela dit, vous
désirez ?
Elle réplique à l’avenant :
— Vous !
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