project data image
YEAR IX N.66
Eduardo Rodà - 1994 - Printed Pixel - two pass printer
black ink and color - cm. 21x28 - © Rodà
Archives
PROJECT
DATAIMAGE
In the first half of the '80s, when I began to
think about a possible diversification of content and research, archiving became a method.
At that time my interest in the first abstract films
of the 1900s and above all the moving image intensified, variations on the same
theme, of minimal experience were set aside.
The technology of the moment and the presence of
computers in everyday life were accelerating, all of which led me to take into
account the possible applications within an artistic development.
Since my first works, the technological imagination
leaves room for semblances and simulations as in Zoom in
1985.
Eduardo Rodà - 1985 - Zoom (detail 3/9) - pastels on
paper - 30x30 cm. - © Rodà Archives
In the Black and White exhibition of 1990,
the emphasis was on the works resulting from Project Data
Image, years of active creativity, which resulted in various projects,
the archived data were the premises for the creation of singular images in
motion, different points of view and various focuses.
In one of the series of works, the drawing is
privileged, with ink tracing always of the same thickness, similar to drawings made
with printers.
Eduardo Rodà - 1989 - Vision in motion - (Detail
4/21)- tempera on paper - cm. 21x28 - © Rodà Archives
In another series, groups of pastels analyzed how the language of abstraction is appropriated and becomes the conceptual language of representations of economic and banking prospects.
Two canvases from the long Blowup series were also part of the exhibition, purely to confirm that the possibility of application in painting existed for me. From the graphic consequences I passed to the possibility of resolving only pictorially the issues of the moment and the choice was fully taken.
Painting gave me the possibility of slowing down the
flow of images by critically opposing the rapidity with which we are bombarded
by passively undergoing information of all kinds in everyday life and to make a
choice, that of stopping time and reducing it to a space-time where the
user activates the experience of perception by walking around the site himself.
Eduardo Rodà - 1992 - Cadrage Sequence
With Blue Background - acrylic on convas cm. 40x40x10 (each x9)
40x360 - © Rodà Archives
We arrive at '91, in this period I worked on my
first installation Cadrage Sequence With Blue Background, here all the initial
assumptions are maintained.
The works define the intimate space, the three walls
welcome on one side, the longest, the series of nine canvases, different shots,
where the point of view moves, you want: right, center, left, follows: up right
and left, down right and left.
In the two smallest walls at the sides, we find,
first, Monitor where the nine canvases are summarized and appear in
random order, followed by A Framing of Blue Overlapping where
the nine blue layers overlapping similarly to the memories of the past.
The fourth empty wall lives on the echoes and
reflections of the others.
The visual experience so slowed down and 'lived as a
kind of slow art, as we would say today, invites us to stop on a still
/ image and gives the possibility' to decide the time of fruition.
In the 80's I approached the technology of the moment and I investigated it, I deepened the possible applications in the field of my research, of that period.
The contacts and the exchanges with the already
affirmed artist Jaques Palumbo, father of the generative art of Quebec
and Canada, were fundamental and saw me together in a first exhibition in duo,
in 1999 at the Galerie Bernard, thanks to the director of the gallery, Prof.
Gianguido
Fucito.
The knowledge of the engineer Massimo Gangemi of the Microcomp
Company was also of great help to me, his mentorship was essential for
the choices I had to make later.
A consideration that more than others questioned me at the time was the speed with which technology became obsolete, leaving little room for continuity in both short and long term.
Clearly the '80s were years, from bouillon de culture, diversified movements: from the isms we go to the trans, the post, the neo and underground, followed by technological arts, video art and street art.
Painting in the decades that followed was almost set aside as a medium, with the exception of street art, which did not detract from the fact that many artists of my generation once again chose the pictorial gesture as a critical moment.
The space / time, the material and
coloristic, the subject / object, was placed at the limits of a representation
in the balance between the virtual and the presence of the scene, principles
that years later, still characterize my artistic production.
Progetto Data Immagine
Nella prima metà degli ‘80, quando cominciai a pensare ad una possibile diversificazione di contenuti e di ricerca, l’archiviazione divenne metodo.
All’ epoca s’intensificava il mio interesse verso i primi film
astratti del ’900 e soprattutto l’immagine
in movimento, le variazioni sullo stesso tema, di minimal esperienza venivano
accantonate.
La tecnologia del momento e la presenza degli ordinatori nella quotidianità si accellerava, il tutto mi portava a tener conto delle possibi applicazione all’interno di uno sviluppo artistico.
Fin dai miei primi lavori L’immaginazione tecnologica lascia spazio alle sembianze ed alle simulazioni come in Zoom dell ’85.
Nella mostra in Bianco e Nero del 1990,si metteva l’accento sulle opere scaturite da Project Data Image, anni di creativita’ attiva, che scaturirono in proggetti vari, i dati archiviati furono le premesse per la creazione d’immagini singolari ed in movimento, punti di vista diversificati e focalizzazioni vari.
In una delle serie di lavori, il disegno è privileggiato, con tracciato ad inchiostro sempre dello stesso spessore, simile ai disegni fatti con le stampanti.
In un’altra serie, si analizzava attraverso
gruppi di pastelli, come il linguaggio dell’astrazione venga appropriato e
diventa linguaggio concettuale di rappresentazioni di prospetti economici e
bancari.
Fecero parte della mostra, due tele della lunga serie Blowup, per pura conferma che esisteva per me, la possibilità d’applicazione in pittura. Dalle conseguenze grafiche si passava quindi alla possibilità di risolvere solo pittoricamente le questioni del momento e la scelta era assunta pienamente.
La pittura mi dava la possibilita’ di
rallentare il flusso d’immagini opponendosi criticamente alla rapidita’ con la
quale veniamo bombardati subendo passivamente informazioni di ogni tipo nella
vita quotidiana e di fare una scelta, quella di fermare i tempi e di ridurli ad
uno
spazio tempo dove il fruitore
attiva l’esperienza della percezione deambulando Lui stesso in sito.
Arriviamo al’91, in questo periodo lavorai alla mia prima installazione Cadrage Sequence With Blue Background, qui tutti i presupposti iniziali vengono mantenuti.
Le opere definiscono lo spazio intimo,
le tre pareti accolgono da un lato, il piu lungo, la serie di nove tele,
inquadrature diverse, dove il punto di vista si sposta, vuoi: a destra, al
centro, a sinistra, segue: in alto a destra ed a sinistra, in basso a destra ed
a sinistra.
Nelle due piu piccole pareti ai
fianchi, troviamo, dapprima Monitor dove si riassumono le nove
tele che appaiono in ordine sparso, segue Una Inquadratura di Blu Sovrapposti
dove i nove blu si stratificano sovrapponendosi similmente alle memorie
del passato.
La quarta parete vuota, vive degli echi e dei riflessi delle altre.
L’esperienza visiva cosi rallentata e’ vissuta come una sorta di slow art, come si direbbe oggi, ci invita a sostare su un fermo/immagine e ne da’ la possibilita’ di decidere dei tempi di fruizione.
Negli anni ’80 mi avvicinai alla tecnologia del momento e la indagai, approfondii le possibili applicazioni nel campo della mia ricerca, di quel periodo.
I contatti e gli scambi con l’oramai affermato
artista Jaques Palumbo padre dell’arte generativa del Quebec e del
Canada, furono fondamentali e mi videro insieme in una prima mostra in duo, nel
1999 alla Galerie Bernard, grazie al direttore della galleria, Prof.Gianguido
Fucito.
Mi furono anche di grande aiuto le
conoscenze dell’ingegnere Massimo Gangemi della Microcomp
Company, il suo mentorato fu essenziale per le scelte che dovetti fare
in seguito.
Una considerazione che piu di altre m’interrogava, all’epoca era la rapidita’ con la quale la tecnologia diventava obsoleta, lasciando poco spazio ad una possibile continuita’ sia in tempi brevi che lunghi.
Chiaramente gli anni ’80, furono anni, da bouillon de culture, movimenti diversificati: dagli ismi si passa alla trans, ai post, ai neo ed underground, seguiranno le arti tecnologiche, la video art e la street art.
La pittura nei decenni che seguirono fu quasi accantonata come
medium, eccezione fatta per la street, ciò non tolse che molti artisti della
mia generazione scelsero ancora una volta il gesto pittorico,come momento
critico;
Lo spazio/tempo, il materico e il coloristico, del soggetto/oggetto, venne posto ai limiti di una rappresentazione in bilico tra il virtuale e la presenza di scena, principi che a distanza di anni, caratterizzano ancora oggi la mia produzione artistica.
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