Tim Roda
In occasione della mostra collettiva di Tim
Rodà
, che si terrà alla Angell Gallery di Toronto dal 22 agosto al 22 settembre
2013, dal titolo: Locating Obscurity Photography Now, pubblico per la seconda
volta l’articolo, già apparso in dicembre 2010.
Tim Rodà
Tradizione orale ed eredità narrativa nella fotografia contemporanea
Dell’esistenza
fisica e artistica di Tim Rodà, fino a qualche anno fà, non nè ero al corrente, tantomeno di un legame
di parentela che ci unisse.
Le moderne tecnologie, giocarono allora e giocano un ruolo fondamentale
nella ricerca d’informazioni.
L’ artista Tim Rodà è originario di Lancaster in Pennsylvania (Stati
Uniti) . Gli anni d’infanzia e di giovane adolescente li ha trascorsi vicino
alla famiglia ed al nonno paterno, uomo piuttosto abile e dalle mille
risorse.
Stabilitosi definitivamente a New York negli anni della formazione
artistica è qui che muovera` i primi passi da professore e artista, dapprima, misurandosi con la ceramica,
per poi passare alla fotografia, che meglio lo definisce e lo impone come
fotografo-artista sul piano interno e internazionale.
Le storie, nei racconti fotografici del Rodà, sono principalmente, ed
appartengono, idealmente e culturalmente ai paesi dell’area grecanica.
Il recupero d’oggetti, e il suo riutilizzo, sono eredità del nonno
Armando, che entrarono a far parte fin dall’inizio del linguaggio artistico di
Tim, come anche i racconti e le storie del paese d’origine della famiglia, sono
di Pentedattilo e di Rosarini, il più rurale dei due luoghi.
I Rodà, sono discendenti di Rosarini, stabilitesi quì probabilmente,
dalla seconda metà dell’ottocento, i suoi discendenti
sono emigrati in gran parte negli Stati Uniti, negli anni ’20, prima della grande crisi, e in Canadà negli anni ’50 e ’60.
© Tim Rodà
Le fotografie di Tim Rodà, sono in bianco e nero, nello studio
dell’artista, le ricostruzioni delle storie, prendono vita. Le scene e le
azioni, sono dettagliate, curate nei minimi particolari, i materiali di
recupero, usati, sorgono così a
nuova vita.
Gli attori che incarnano i personaggi fittizi, principalmente sono:
l’artista lui stesso, la moglie e i figli, presenti a turno o insieme. Storie
di famiglia, che si incrociano, tra personaggi e racconti, storie che
appartengono ad altri mondi e che affascinano la New York del XXI secolo,
poichè arcaiche e pasoliniane alla volta.
La fotografia, qui, diventa documento storico, non si sofferma sulla
sua parvenza tattile del materiale- supporto la carta fotografica, mà mette
l’accento sul suo contenuto d’immediatezza e d’urgenza, il rischio è di una evanescenza nella visione.
Un nuovo capitolo, prende
corpo nel 2010, “Games of Antiquities”, dopo un viaggio studio dell’artista e
permanenza a Roma, nel 2008. Il frutto di tale ricerca e del lavoro conseguente
è presentato, anche in Canadà, in
una recente mostra a Toronto. L’emulazione degli spettacoli degli
antichi romani, diventa l’esercizio della rappresentazione.
Anche quì, come in generale nelle foto, di Tim Rodà i costumi e le
scene sono fatti di materiali poveri e di recupero, non è la stessa povertà che
ci appariva nelle scene dei film di Pasolini, come in Accattone, per intenderci, e tantomeno in Medea, dove la classicità è diversa,
dai personaggi femminili del Rodà.
La modernità differa, la realtà, descritta dal Pasolini delle
periferie romane degli anni ‘60 non era la stessa realtà dei quartieri poveri
di New York.
Le storie in parte erano diverse, i cambiamenti sociali in atto nei
due mondi, all’epoca, non erano sincronizzati. Un parallelo, un filo
conduttore, forse esisteva ed era nel meccanismo del come e del perchè, delle
cause delle due diverse povertà.
Nella presente epoca, la post-moderna, che recupera e valorizza in un
gioco sempre più frenetico, spesso il particolare, il frammento, a discapito di
una visione più larga, la foto numerica alla moda, sostituisce quasi ogni altra
forma ed espressione artistica. Tim Rodà, pur usando il medium foto, occupa un
posto a parte. Si distingue per la sua visione del tutto, la messa in scena è
di grande respiro, la teatralità ci appare in tutta la sua forza, creando
così un effetto di avvicinamento verso
il proscenio e verso lo spettatore.
Comments
Post a Comment